News 04 | 12 | 2019

Fanno discutere i dati sull’export di vino italiano raccolti da Nomisma Wine Monitor: brusca frenata per le vendite di vino italiano negli Stati Uniti, piuttosto indietro rispetto ai trend internazionali. Scricchiolano anche i consumi in Cina, ma crescono a doppia cifra quelli in Canada e Giappone. Come far quadrare i conti? La parola agli esperti del settore.


Interessano e fanno discutere gli ultimi dati sull’export di vino italiano raccolti da Danis Pantini di Nomisma Wine Monitor e discussi a Firenze in occasione della presentazione di una ricerca sull’ “evoluzione dell’export enoico tricolore”.

Lo studio registra tassi di crescita del vino italiano all’estero inferiori a cinque anni fa, con percentuali positive relative al solo segmento dei vini frizzanti. Che gli sparkling attualmente costituiscano una locomotiva per il mercato italiano è indubbio. La loro popolarità, in particolare quella acquisita dai vini prodotti nella DOCG delle Colline del Prosecco di Conegliano Valdobbiadene oggi patrimonio UNESCO, è chiaramente il cuore pulsante della produzione vinicola del Bel Paese.

Eppure, il focus dello studio sembra evidenziare tassi in perdita per ciò che concerne altri vini tradizionali italiani, alcuni dei quali interessati invece da ottime prestazioni in termini di esportazione all’estero.

Numeri del vino italiano: i dati di settore di Nomisma Wine Monitor

Parallelamente a quanto evidenziato da altri studi , nel primo semestre 2019 gli Stati Uniti si sono attestati come mercato di riferimento per importazione di vini italiani. Con una crescita dell’ +8% gli USA sono attualmente il Paese Target più gettonato dalle cantine italiane.

Un trend, però, che potrebbe subire una brusca virata a causa delle lunatiche posizioni sovraniste del presidente Donald Trump, già entrato in conflitto con la Francia in merito alla questione dei dazi solo pochi mesi fa.

Soffre il mercato cinese, dove sempre più Paesi investono nei mercati più disparati, vini e spiriti inclusi, e cresce invece a doppia cifra il Giappone, registrando prestazioni da record. Ottimi risultati anche in Canada, dove il vino italiano è sempre più apprezzato da un pubblico giovane e sempre più informato su prodotto, produzione e tipologie di vini.

Export di vino italiano: i consigli di Nomisma

Al momento siamo troppo concentrati solo su Usa, Germania, Inghilterra e Svizzera e Canada. La vera sfida è allargarci in altri mercati, a cominciare dalla Cina per arrivare poi in Est Europa, dove cresciamo ma non agli stessi ritmi dei nostri concorrenti”.

Questo ciò che afferma Danis Pantini di Nomisma Wine Monitor, promotore dello studio di cui sopra. In effetti, il trend dei mercati Russi, e più in generale dell’Est Europeo più ricco, è stato interessato nell’ultimo anno da sviluppi degni di nota, che hanno portato molte cantine italiane a chiedersi come esportare vino in Russia.

Fa’ eco a Pantini Pietro Antonori di Marchesi Antinori, che si dice “ottimista, ma abbiamo ancora uno svantaggio nei confronti dei nostri concorrenti in asiatici, specie in Cina, Paese che rappresenta il futuro del vino”.

Chiude il presidente di Federvini Sandro Boscaini: “da tre o quattro anni abbiamo una situazione di instabilità internazionale che non aiuta il vino italiano. Con il fenomeno Prosecco e le bollicine più in generale abbiamo tamponato e siamo continuati a crescere ma i prodotti che ci hanno accreditati nel mondo anche se non calano sono stabili. Questi sono lo zoccolo duro del vino italiano. Non dobbiamo stracciarci le vesti ma neanche dormire sugli allori”.

Non dormire sugli allori: sfrutta al meglio i fondi OCM VINO

Molte cantine italiane credono che gli OCM Vino siano “troppo complicati da ottenere” o una perdita di tempo a fronte di un minimo investimento.

Non è affatto così.

Questa convinzione deriva, purtroppo, da numerose agenzie di progettazione europea e consulenza commerciale che hanno nel tempo “agganciato” le cantine con la scusa di correre per gli OCM, per poi lasciarle sole a gestire una mole di lavoro impossibile da sostenere.

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