News 18 | 12 | 2020

Se n’è discusso a lungo nel corso dell’anno, sicuramente Vino italiano: 2020 in perdita, ma è davvero così? . Le pesanti ripercussioni dovute alla pandemia di Coronavirus hanno inflitto un duro colpo alle economie di ogni paese, ma in modo del tutto impari.

A soffrire maggiormente il settore ricettivo, con la ristorazione bloccata a fasi alterne in Europa, Asia e Stati Uniti e, naturalmente, quello del turismo, che però è tonato, in parte, a recuperare terreno nei mesi estivi, in particolar modo a livello locale. Certo è che, complessivamente, non è possibile parlare di utili e il trend generale sembra essere più quello di un mero recupero delle spese che altro.

Ripercussioni sono arrivate anche per gli indotti strettamente legati ai due settori , a cominciare dalle filiere agroalimentari, con quella del vino ancora intenta a far quadrare i conti di fine anno per capire effettivamente il valore della perdita.

Perché che, in fondo, il dato registrato dalle transazioni delle cantine sia stato in negativo è un dato di fatto, ma la questione adesso è capire effettivamente quanto. Numeri contrastanti si susseguono ormai da mesi, con grafici altalenanti e molto diversi in base a mercato di riferimento, tipologia di azienda, valore e volume di produzione.

Vediamo di capirci qualcosa.

I piccoli produttori perdono di più

Dai dati diffusi dall’Osservatorio Nomisma / Vinitaly nel corso dell’ultima edizione del Wine2Wine 2020, tenutasi quest’anno in forma totalmente digitale, appare chiaro come a pagare il prezzo più salato dell’emergenza siano stati i piccoli produttori, con cali di fatturato anche del 50% rispetto alle annualità precedenti.

Principale fattore determinante, come detto, il mercato di riferimento, con le cantine concentrate sui target retail e HoReCa più provate dal blocco della ristorazione e dalla mancanza di canali di vendita alternativi rispetto a quelli tradizionali.

Meglio le aziende più grandi e, in particolare, quelle quasi esclusivamente orientate all’export, alcune delle quali hanno persino incrementato di qualche punto in percentuale rispetto al passato.

Il nodo gordiano è stato rappresentato dalla capacità di rilanciare spostandosi online subito dopo i primi posticipi e annullamenti delle fiere di settore, ma anche aver scommesso in passato sulla creazione di una rete di contatti in paesi UE e non che hanno saputo reggere meglio l’impatto con l’emergenza. Va da sé che, se per chi si era concentrato sul mercato cinese le perdite sono state maggiori rispetto a chi, invece, aveva preferito investire in Stati Uniti, Canada o Germania.

Non che anche in questi ultimi la crisi sia passata inosservata, ma sicuramente meno rispetto alla falla generata dal crollo del gigante asiatico già nei primi mesi dell’anno.

L’Italia del vino soffre, ma meno di altri paesi

Se il valore in negativo del 4% circa registrato dalle cantine italiane (300 milioni in meno rispetto al 2019) può sembrare una catastrofe, non lo è in realtà se paragonato al deficit registrato da altri importanti player internazionali. A cominciare dalla Francia sulla quale, oltre alla pandemia, è gravato il peso dei dazi istituiti dalla presidenza di Donal Trump, che hanno fatto crollare le transazioni di vini di lusso come Champagne e rossi di Borgogna, per un totale del -17% complessivo.

Un disastro per l’Eliseo di Macron impegnato, tra le altre cose, con numerosi disordini in patria dovute a scandali internazionali e incremento del prezzo dei carburanti, a causa del quali la popolarità del presente francese è stata duramente intaccata.

Segue a ruota Spagna, Cile e Australia, ma sulle prestazioni delle ultime due ha giocato un ruolo chiave anche la perdita di terreno sulla piazza russa, sempre più interessata a vini europei che continuano a registrare numeri in crescita.

Numeri del vino in Italia: prospettive per il 2021

Nonostante il desiderio di tornare alla normalità si grande (e condiviso) non c’è da aspettarsi che la crisi generata dalla pandemia possa rientrare in breve tempo. A dirlo è niente meno che l’Organizzazione Mondiale della Sanità, che ha recentemente diffuso un comunicato in cui evidenzia nero su bianco che non si potrà parlare di una fine dell’emergenza prima di due o tre anni e, probabilmente, di ripercussioni sull’economia da essa generata per molto più a lungo.

Dallo stesso studio citato in precedenza, redatto dall’Osservatorio Nomisma, emerge come in Italia solo un’azienda vitivinicola su 10 ha aumentato il proprio fatturato nel 2020, mentre per il 70% delle stesse le vendite totali vireranno in negativo.

Numeri estrapolati da un campione di 165 aziende intervistate, rappresentanti complessivamente 4 miliardi di euro di fatturato annuo, di cui 2,5 miliardi relativi all’export. Unico segmento in lieve crescita, quello della GDO, che ha visto incrementare del 51% gli affari dei rispondenti e il boom registrato dalle transazioni online, commentato in positivo da 8 operatori su 10.

E proprio la galassia web si appresta a diventare il nuovo terreno di gioco sul quale investire per far fronte alle difficoltà e al possibile ripresentarsi di problematiche relative a spostamenti, organizzazione di eventi e incontri diretti. Ad essere premiati in questo senso, come sempre, i primi ad arrivare, con soluzioni digitali per dare continuità all’export e, più in generale, alle vendite.

Soluzioni che, se solo fino a pochi mesi fa sembravano rappresentare poco più di un’alternativa ai canali tradizionali, diventano oggi strategie a indipendenti e molto più concrete, che difficilmente verranno abbandonate in futuro.

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Oggi più che mai il mercato non ammette errori. Strategie precise e mirate significano assicurarsi un futuro e, per attuarle, certamente sono indispensabili finanziamenti.

Ci ha lavorato a lungo Bruxelles, soprattutto per ciò che concerne il vino, con la revisione dei bandi strutturali per finanziamenti di nuovi vigneti, tutela di impianti storici ed eroici e, soprattutto, l’export.

Esempio lampante, la misura Ocm Vino Paesi Terzi, prevista dai fondi PAC Europei. Si tratta del più famoso e diffuso finanziamento per cantine vinicole interessate ad aprire nuovi mercati per vendere vini all’estero, con finanziamenti in parte a fondo perduto.

Un sostegno sfruttato in modo virtuoso dalle cantine italiane, sul quale però saranno previste modifiche e aggiornamenti in futuro per adeguare le attività finanziabili ai cambiamenti dettati dall’emergenza, e non. Tra questi, il recente inserimento delle strategie digitali tra le voci del bando con annualità 2021.

Un fattore non da poco, che lascia intendere l’importanza di questi fondi per restare competitivi sul mercato.

Non perdere questa occasione: iscriviti alla newsletter di OcmVino.it per non perdere l’uscita dei bandi e restare sempre aggiornato sulle novità di settore. OcmVino.it è la prima agenzia in Italia per gestione e acquisizione di fondi Ocm Vino.

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