La Polonia ha registrato un ottimo incremento di valore e volume di importazione di vino italiano nel 2019. Un trend in ascesa già da qualche anno, che inizia a destare un vivo interesse negli imprenditori del Bel Paese. Ecco quali sono i vini preferiti dai polacchi e di quali autorizzazioni hai bisogno per esportare vino in Polonia.
Insieme a Repubblica Ceca, Ucrania e Corea del Sud, la Polonia è tra i Paesi che hanno guadagnato tassi di crescita interessanti nell’importazione di vino italiano. Si tratta di Paesi “emergenti” rispetto ai tradizionali canali di mercato (come Cina, Stati Uniti e Russia), ma l’incidenza positiva delle vendite registrate nel 2019 ha sicuramente destato l’interesse degli stakeholders italiani, siano essi cantine vinicole o professionisti operanti nel settore enoico in genere.
L’ascesa del trend, in realtà, è iniziata già nel 2011, anno in cui proprio l’Italia si è posizionata per la prima volta in testa rispetto agli altri Paesi esportatori, subito prima di Stati Uniti, Francia, Spagna e Bulgaria.
La tradizione vitivinicola polacca non ha mai attecchito molto. Si conti che, sempre nel 2011, erano appena 500 gli ettari coltivati a vite da aziende produttrici di vino, assolutamente non in grado di competere con quelle di produzione di vodka e birra. Sale anche, nello stesso anno, il valore medio per bottiglia esportata, raggiungendo quota 1,80€, da 1,50€.
Con circa 38 milioni di abitanti, la Polonia è tra i mercati più grandi dell’Europa centro-orientale. L’incremento dei salari dettati da una crescita economica costante sta portando i suoi effetti, offrendo anche alla classe media agi fino a questo momento irraggiungibili. Tra questi, appunto, i vini di importazione, di cui solo quelli italiani hanno beneficiato di un incremento del +20,7% solo nel 2019.
Il vino italiano in Polonia ha una fama rinomata. Il pubblico è alla ricerca di prodotti di qualità sempre maggiore e dal buon rapporto qualità-prezzo. Non solo grande distribuzione e Ho.Re.Ca: a trainare la vendita di vino italiano in Polonia sono anche i piccoli intermediari, titolari di enoteche o negozi specializzati in cibo italiano o di qualità proveniente da altri Paesi.
Come Andrzej Sajniak, importatore titolare della Caterteam Sp.zo.o, proprietaria dei punti vendita “Piccola Italia & Mediterraneo” di Varsavia. È proprio Andrzej, in una recente intervista, a confermare l’eccellente fama del vino italiano in Polonia e la necessità di investire di più in attività promozionali in grado di raccontarlo al pubblico.
“Si avverte carenza di attività promozionali. D’altra parte in Italia ci sono tantissime varietà di vino, e il consumatore finale andrebbe aiutato a comprenderle meglio. Cerchiamo di fare noi stessi attività di promozione o di mettere in piedi degustazioni, formando i destinatari finali attraverso la diffusione promozionale con la stampa, sulla nostra gazzetta promozionale, distribuita in circa 20.000 copie mensili e offerte nei nostri punti vendita.”
Questi i consigli di Andrzej Sajniak per le cantine italiane interessate a vendere vino in Polonia. Un’intuizione già in parte adottata dalle aziende italiane che hanno partecipato numerose all’ultima edizione del Simply Italian Great Wines Eastern Europe 2019 tenutasi il 9 maggio a Varsavia alla presenza di oltre 200 importatori interessati ai prodotti e ad un focus group sul Montepulciano.
Come investire in modo efficace e concreto? Ecco quello che devi sapere.
Vendere vino in Polonia: trend e mercato di riferimento
Rispetto ad un decennio fa, quando il Paese soffriva gli effetti di una crisi economica diffusa, la Polonia vive oggi un’era di rinnovato benessere. Basta attraversare le principali arterie autostradali o collegamenti delle maggiori città del Paese per imbattersi in un alto numero di cantieri che stanno, letteralmente, rimettendo a nuovo il Paese.
La classe media è oggi molto più benestante, avvezza al consumo di alcolici e superalcolici, anche se non propriamente orientati sul vino. Birra e vodka guidano indiscusse il mercato, supportate da attività di lobbing e promozionali senza eguali. D’altro canto, però, la qualità dei suddetti prodotti e i sapori ben strutturati della cucina polacca lasciano ampio spazio all’ingresso di un nuovo prodotto come il vino, in grado di ritagliarsi una sua autonomia di mercato.
Con il benessere economico è tornato il desiderio di consumare prodotti di qualità, e non è raro trovare, oggi, polacchi disposti a spendere qualcosina in più per una buona bottiglia di vino. Naturalmente, si tratta di un mercato ancora da guadagnare, e la strada da percorrere è ancora molta. La predilezione è per i vini rossi, meglio se ben strutturati.
Più consoni al palato di una Nazione che, per anni, ha considerato il Martini il “miglior vino italiano”!
Autorizzazioni e canali di vendita per esportare vino in Polonia
Dal 1 maggio 2004 la Polonia è entrata a far parte della Comunità Europea, aderendo agli standard che regolano i rapporti tra Paesi membri. Lo scambio con l’Italia è quindi libero e regolato da normative intra-comunitarie, incluse quelle sull’IVA.
Per quanto inerente le certificazioni e la documentazione necessaria a vendere vino in Polonia valgono le regole merceologiche vigenti relative alle normative UE.
Salgono le quote di vino frizzante, sia in valore (+50%) che in volume (+40%), così come la vendita di vino alla mescita. Il principale canale di vendita resta la GDO, che veicola circa il 50% del vino importato. L’unico canale di accesso per la vendita di vino al dettaglio resta il contatto con un importatore / distributore specializzato, con contatti anche nel settore della ristorazione e ricettivo.
La concorrenza più ardua resta quella con le grandi catene di distribuzione, in Polonia quasi esclusivamente di monopolio tedesco e francese. Attività commerciali contraddistinte da metrature importanti e per questo con grande assortimento, che non lasciano però alcun margine agli importatori e, anzi, riescono a piazzare facilmente vino di qualità inferiore a basso prezzo.
Una recente ricerca dell’Agenzia per la promozione all’estero e l’internazionalizzazione delle imprese italiane ha dimostrato come il massimo prezzo praticato dalla GDO si attesti sui 12€ a bottiglia, con una concentrazione del venduto a 3,00€ attorno all’80%.
Per questa ragione, grandi marchi italiani come Macro, costola del Gruppo Metro, ha scelto di investire esclusivamente nel settore Ho.Re.Ca e della piccola vendita al dettaglio, mantenendo alta la percezione del prodotto senza sminuirlo.
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