Il vino di bandiera della Valpolicella, tra i prodotti italiani più prestigiosi e conosciuti all’estero, registra interessanti prestazioni sui mercati USA e UK. Canali pericolosi, sui quali grava il peso di due importanti riforme, come la Brexit e nuove possibili tassazioni per i prodotti di importazione.
È tra i vini italiani più prestigiosi e noti all’estero, contraddistinti da un prezzo medio a bottiglia più alto rispetto ad altri vini nobili e blasonati del Bel Paese. La crescita dell’Amarone in Europa e fuori di essa è stata senza dubbio una delle strategie di marketing più riuscite del settore vitivinicolo italiano.
Grazie ad una promozione settoriale su canali in target, rappresentati non tanto dalla GDO quanto dal settore HoReCa e Luxury, l’Amarone ha saputo conquistare i palati più lontani, guadagnando ottime posizione negli Stati Uniti e in Cina.
In Europa, i consumatori più affezionati nel 2019 sono stati quelli di Regno Unito e Germania, roccaforti dei bianchi fermi e delle bollicine, che hanno saputo aprirsi all’ingresso del rosso italiano per eccellenza. Tuttavia gli ultimi sconvolgimenti internazionali dettati dalla Brexit, dal Coronavirus e dalla prossima possibile applicazione di nuovi dazi ad opera del presidente Donald Trump hanno, giustamente, iniziato a dettare preoccupazioni tra gli addetti del settore, a cominciare dal Consorzio di Tutela dei Vini della Valpolicella e dal Ministero delle Politiche Agricole diretto da Teresa Bellanova.
Ultimo caso diplomatico scoppiato di recente è stato quello che ha visto la chiusura a Londra del nuovo distributore automatico di vino frizzante spacciato per Prosecco DOC. Un’operazione promossa da una vineria locale, la cui installazione, solo pochi mesi fa, aveva decretato un notevole successo mediatico e di pubblico, ma anche attirato le ire dei produttori italiani a difesa del vero Made In italy.
Con la Brexit e l’imposizione di nuovi dazi per la vendita di vino negli USA, infatti, il rischio principale è proprio quello del proliferare di frodi e imitazioni a basso prezzo, fomentate da condizioni di sleale competitività del mercato.
Export Amarone della Valpolicella: crescono i consumi in Germania
Nonostante indiscrezioni e tensioni nei principali mercati di questo vino, il canale tedesco si riconferma il principale Paese Target per l’Amarone, al quale fanno seguito quello di Stati Uniti, Canada e Regno Unito.
Un vino, sembra, particolarmente amato dalle donne teutoniche, che con un consumo pari al 62% del totale in Germania guidano la classifica rispetto agli uomini, più attratti da altri stili. Con un incremento del +7% sul canale GDO, l’Amarone è senza dubbio una delle più interessanti rivelazioni dei dati export 2020 di vino italiano. Non tanto per il tasso di crescita in sé, quanto perché a riguardarlo è un vino top gamma posizionato in fascia alta di mercato.
Numeri del vino: Amarone nel Regno Unito, cala il valore ma cresce la qualità
Il mercato più incerto resta quello del Regno Unito, e in particolar modo quello inglese. Una recente indagine condotta da Nomisma Wine Monitor su un campione di 1.000 consumatori inglesi di vino italiano ha evidenziato quanto solo una bassissima percentuali di essi (24% del totale) continuerebbe ad acquistarli se l’effetto Brexit ne decretasse un aumento di prezzo del 10%, e solo a patto che la qualità del prodotto resti invariata o sia superiore.
Un dato allarmante, se si pensa che con l’uscita del Regno Unito dall’Unione Europea potrebbe comportare un aumento dei prezzi dei prodotti di importazione anche fino al 35%. Quasi a sostegno di questa tesi, le stime più attuali parlano di un calo del volume di vendite, a fronte però di un incremento sulla scelta di etichette di qualità. Un dato riscontrabile sia sul canale on che off trade, per un mercato che, solo nel Regno Unito, è oggi quotato circa 11 miliardi di sterline.
Basterà a tenere testa al terremoto Brexit? Impossibile dirlo, per il momento la speranza è quella dell’approvazione di una “Soft Brexit”, al vaglio della Camera dei Lord.
Nuovo disciplinare Amarone: modifiche a sostegno della qualità
Non a caso, lo stesso Consorzio ha iniziato a lavorare per incrementare la qualità dell’Amarone rendendola insuperabile, con modifiche al disciplinare di produzione orientate a ridurre il residuo zuccherino e la percentuale di uva proveniente dal singolo vigneto da impiegare nella produzione di questo vino (oggi al 50%).
Modifiche simili sono, inoltre, state approvate anche per altri vini rappresentativi della Valpolicella, come Ripasso, Corvinone e Corvina. Una strategia votata, sicuramente, ad alzare l’asticella della qualità per distinguere ulteriormente questi vini dal resto della concorrenza, ma anche per far fronte ad un’altra minaccia con cui l’intero comparto agroalimentare internazionale ha iniziato a fare i conti: il cambiamento climatico.
“La qualità non è uno slogan né una prerogativa che può essere data per acquisita” – ha spiegato all’inizio di Febbraio durante la presentazione di Benvenuto Amarone 2016 la direttrice del Consorzio della Valpolicella Olga Bussinello – “ma un impegno da rinnovare nel tempo. Avevamo bisogno di modifiche sotto il profilo produttivo per consentire ai produttori di affrontare al meglio gli effetti dei cambiamenti climatici e la competitività del mercato, e li abbiamo approvati”.
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