Un primato tutto italiano in perfetto allineamento con le più attuali richieste di mercato, orientate alle eccellenze della cosiddetta “Dop Economy”. Maggiore qualità a prezzi competitivi: le DOP e IGP del vino italiano registrano incrementi positivi negli ultimi anni.
Il XVII rapporto Ismea – Qualivita classifica l’Italia al primo posto nell’Olimpo della DOP economy. Un trend cresciuto esponenzialmente negli ultimi anni, a testimonianza di un’attenzione sempre maggiore riservata alla qualità, tanto dal punto di vista del pubblico quanto, di conseguenza, dei produttori.
Il comparto agroalimentare del Bel Paese si conferma un driver importantissimo a livello europeo, con numeri da capogiro in grado di confermare l’efficacia di una strategia improntata sull’eccellenza dei prodotti alimentari e vitivinicoli made in Italy. Ben 16,2 miliardi il valore del segmento di settore e oltre 800 le indicazioni geografiche riconosciute su tutto il territorio nazionale, con un volume di export che supera la soglia dei 9 miliardi, guadagnando +2,5 punti in percentuale nel 2019.
Grande soddisfazione per i 180.000 operatori enoici e agroalimentari e i 285 Consorzi di Tutela italiani, il cui lavoro e investimenti vengono premiati, al di là dei risultati economici, dal riconoscimento del grande lavoro di promozione e investimenti degli ultimi decenni.
DOP e IGP made in Italy: numeri in Italia e all’estero
Con un incremento del +6% rispetto al 2018, l’Italia ha registrato lo scorso anno una crescita ininterrotta dei prodotti a marchio DOP e IGP nell’arco di dieci anni. Un numero che si traduce in 1 miliardo in più di valore di mercato, che oggi costituisce il 20% del fatturato complessivo dell’agroalimentare italiano.
Contribuiscono al successo ottenuto anche le denominazioni STG e IG, con 824 denominazioni riconosciute su 3.071 varietà di prodotti. Un risultato che incoraggia a centrare futuri investimenti per continuare a migliorare le performance di un settore che ha già saputo distinguersi con numeri interessanti, sia in Italia che all’estero.
Tra Paesi esteri in crescita più interessati alle referenze italiane spiccano Spagna (+7), Croazia (+4), Regno Unito, Grecia, Austria, Romania (+2). Un terzo delle esportazioni resta attestato su mercati Extra UE (33%), ai quali fanno seguito, riconfermandosi tra i principali Paesi Target, Germania (20%), USA (18%) e Francia (15%).
L’obiettivo è adesso superare la soglia dei 300 prodotti Food DOP, IGP, STG attualmente riconosciuti in Italia, che conferiscono già in primato mondiale al nostro Paese, seguito dalla Francia con 251 prodotti certificati.
Ad oggi, in tutto il mondo, più di un prodotto a denominazione protetta o certificata su quattro è italiano.
Dop Economy: il vino italiano traina il settore
Motore trainante del segmento DOP e IGP è il vino, che si riconferma la principale economia alimentare italiana. I dati messi a confronto dal rapporto Ismea evidenziano come il valore del vino a denominazione o indicazione geografica protetta imbottigliato sia cresciuto a 8,9 miliardi, raggiungendo i 5,4 miliardi sul mercato export. Cresce anche la produzione di IG sfuse, con un +9,1% su base annua, del valore di 3,5 miliardi di euro.
Con una resa che resta sotto la soglia dei 25 milioni di ettolitri l’anno, cresce il dato di produzione, parallelamente al grado di qualità certificata: 16 milioni di ettolitri DOP (+7,4%) e rispetto della soglia di 8,3 milioni di ettolitri per IGP, che diminuiscono di numero anche a causa del passaggio di numerosi denominazioni da IGP a DOP registrate nel 2018.
Qualità: parola d’ordine per continuare a vincere il Covid
La crisi dettata dall’insorgenza della pandemia di Coronavirus ha, in un primo momento, condizionato fisiologicamente le prestazioni di tutti i mercati internazionali. Ne esce bene il vino italiano e, soprattutto, l’export che, nonostante i mancanti introiti derivati dalla chiusura forzata di bar e ristoranti, e l’annullamento di importanti fiere ed eventi di settore, ha saputo reggere l’impatto sull’export.
Non si è fermato il vino, con aziende e operatori settore in grado di adoperarsi sin da subito per garantire stabilità al mercato e la movimentazioni delle merci.
Ma “qualità” resta la parola chiave sulla quale fare leva per future strategie di promozione e vendita, in un mercato pesantemente provato dalle criticità dell’emergenza ma che, allo stesso tempo, chiede di non abbassare gli standard di eccellenza raggiunti.
Non a caso, continuano a viaggiare bene i principali vini italiani, dal Barolo al Chianti Classico, all’Amarone della Valpolicella fino al Brunello che, tra le altre cose, ricalcano bene i dati evidenziati dallo studio Ismea, con il 65% del valore produttivo delle IG sia concentrato nelle regioni del Nord Italia.
Non è, però, una sfida campanilistica quella tra i territori italiani e le loro eccellenze enogastronomiche. Ma un modo per comprendere l’importanza di investire insieme per continuare a raggiungere obiettivi sempre migliori, all’insegna del grande e inimitabile brand del Made In Italy.
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L’emergenza Covid ha richiesto revisione e adeguamenti normativi a molteplici piani di investimento e sostegno per il comparto agricolo italiano. Da nord a sud è stato unanime il coro di operatori e esponenti istituzionali italiani, per richiedere di salvaguardare il vino italiano in un momento tanto difficile.
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