L’Italia è tra i primi beneficiari indicati del fondo Next Generation EU, approvato nel 2020 dal Consiglio Europeo e meglio conosciuto come Recovery Plan. Una misura incentrata sull’offrire sostegno ai Paesi dell’Unione in una veste duplice: accelerare la risoluzione dello stallo economico causato dalla Pandemia ancora in corso anche grazie a progetti votati ad un più veloce raggiungimento del Green Deal, cioè una transizione ecologica virtuosa.
Il tema della sostenibilità ambientale, in relazione ai cambiamenti climatici che stanno iniziando a condizionare particolarmente anche settori quali agricoltura e industria, rappresenta un tema condiviso a livello globale, in fede agli accordi stipulati dal vertice del G20 già nel 2019.
In quest’ottica, il Next Generation UE gioca un ruolo fondamentale nell’affiancare istituzioni e imprenditori nell’intraprendere un percorso ormai necessario, non solo, per la salvaguardia del Pianeta, ma anche per adeguarsi ad un mercato sempre più sensibile verso questa tematica.
Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza: cos’è e cosa prevede
Il PNRR è uno degli strumenti compresi nel Recovery Plan, all’interno del fondo Next Generation EU. Una misura indirizzata al comparto agricolo, gestita dal MIPAAF, articolata in 6 missioni e 16 componenti, che prevedono stanziamenti per il settore a favore della digitalizzazione, dell’innovazione tecnologica e della sostenibilità ambientale delle aziende.
Il tutto finalizzato a progetti ed iniziative con focus sulla transizione ecologica, mobilità sostenibile, cultura, ricerca e coesione nelle diverse filiere. Lo stanziamento complessivo per il progetto è pari a circa 200 miliardi di euro, 68,9 dei quali a fondo perduto, da impiegare nel quinquennio 2021 – 2026.
Come illustrato dal Ministro delle Politiche Agricole Stefano Patuanelli, la misura per il settore agricolo prevede la ripartizione – tra le altre cose – di 800 milioni per innovazione logistica, 1,5 miliardi per investimenti nel fotovoltaico (il cosiddetto “agrisolare”), 500 milioni per ammodernamento di macchine agricole e 1,2 miliardi per innovazioni dei contratti di filiera.
Ulteriori 2 miliardi saranno a sostegno di tecnologie inerenti il biogas e il biometano e 880 milioni per migliorare l’approvvigionamento idrico attraverso sistemi d’avanguardia per la raccolta di acqua piovana. Iniziativa, quest’ultima, votata a tutelare le filiere dal pericolo di potenziali periodi di siccità, dovuti ai cambiamenti climatici.
Perché il PNRR rappresenta un’occasione per il vino italiano
Tra le filiere agricole fondamentali per l’economia italiana, quella del vino riveste senza dubbio un ruolo primario. Un comparto che finanche nel 2020, anno nero della pandemia, ha sfiorato il valore complessivo di 4 miliardi di euro, e che gioca un’importanza fondamentale soprattutto nell’export dei prodotti made in Italy all’estero. L’Export agroalimentare nei soli primi sei mesi del 2021, ha ampiamente dimostrato la sua importanza con il raggiungimento di un nuovo eccezionale traguardo per le aziende italiane: il ritorno ad un livello di transazioni pre-pandemia e, per la prima volta, alla completa autosufficienza in termini di prodotti destinati al consumo fuori dai confini nazionali.
Con la graduale introduzione delle diverse misure che comporranno il PNRR, il vino italiano avrà a disposizione una nuova interessante opportunità per investire nel proprio futuro.
Non solo in termini di sostenibilità, ma anche di competitività internazionale rispetto ad altri grandi Paesi produttori.
Nonostante le linee guida pratiche del Piano non siano ancora state rese note, infatti, è lampante quanto le tematiche in esso contenute vertano su obiettivi specifici riguardanti innovazione e Green Deal.
Critiche al PNRR da parte di Slow Food
La presentazione del progetto da parte del MIPAAF ha ovviamente tenuto conto delle opinioni delle principali associazioni di categoria di settore. Ma se Confagricoltura, Cia Agricoltori Italiani, Copagri e Alleanza delle Cooperative Agroalimentari si sono dette soddisfatte, salvo su qualche trascurabile punto, più critica è stata, invece, la sentenza di Slow Food.
Tra le principali preoccupazioni da parte della sigla c’è l’assenza di assicurazioni che obblighino i futuri beneficiari dei fondi PNRR in campo agricolo di investire nell’acquisto di macchinari e nuove tecnologie davvero sostenibili. Un dettaglio che potrebbe apparire scontato, ma di fatto non lo è, dal momento che se il fondo prevede specifici finanziamenti per, ad esempio, l’acquisto di mezzi pesanti, non esiste garanzia alcuna che i suddetti saranno migliori rispetto ai precedenti in termini di emissioni.
Questo vale per i macchinari, come per le tecnologie di smaltimento rifiuti, consumi energetici e simili.
Una preoccupazione tutto sommato legittima, sulla quale il Ministero non si è ancora espresso per dare risposta.
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