Con una modifica al bando di gara pubblicato nel 2020, la commissione europea ha inserito per la prima volta le degustazioni online e altre attività digitali tra le attività finanziabili dalla misura Paesi Terzi. Un dettaglio passato un po’ in sordina, ma estremamente importante per un settore, come quello del vino, alle prese con un nuovo capito della sua storia.
Gli effetti della pandemia ancora in corso hanno considerevolmente accelerato la transizione verso nuove strategie digitali, sulle quali il mondo del vino era ancora molto carente. Non la “semplice” vendita al dettaglio delle bottiglie tramite e-commerce o marketplace di settore, quanto più soluzioni concrete per garantire continuità e supporto all’export.
Il 90% delle cantine italiane ha un sito, ma non sa farlo fruttare
Secondo una recente ricerca condotta dal gruppo Omnicom, il 90% delle cantine italiane ha un sito web, quasi sempre dotato di negozio online (coerentemente con le richieste dei precedenti bandi Ocm Vino Paesi Terzi, che ne richiedevano l’integrazione). Si tratta, però, di potenzialità inespresse, in quanto la vendita al dettaglio costituisce un canale di poco interesse per le aziende vitinicole, e a ragione.
Volumi assolutamente irrisori rispetto alla produzione complessiva possono essere smaltiti tramite canali retail e non è un segreto se i numeri più interessanti riguardano la grande distribuzione (nazionale e straniera), le forniture per la ristorazione (italiana e estera) e la vendita di sfusi per l’imbottigliamento.
Il 60% della produzione complessiva di vino italiano prende ogni la via dell’estero, passando dai grandi importatori.
Stando solo a questo dato è impensabile credere di riuscire a strutturare qualsiasi altra strategia in grado di eguagliare in volume e valore il numero di transazioni tramite la vendita al dettaglio. Da tempo, il mondo del vino aveva bisogno di soluzioni digitali per il B2B e la svolta adottata dalla commissione UE rappresenta un passo in tal senso.
Ocm Vino Paesi Terzi: ammesse anche le degustazioni online
Nel corso dell’ultimo anno, la via del digitale intrapresa dal wine marketing ha prodotto due importanti fenomeni:
- quello dell’e-commerce, schizzato alle stelle nei primi mesi di pandemia generando ottimi ricavi per i big di settore (marketplace, app, aziende di delivery e intermediari digitali in genere), ma del tutto inconsistenti per i produttori;
- una maggiore diffusione del format di degustazione online, sia in ottica di B2B che di B2C.
Numeri alla mano, una cantina su tre che non si era mai cimentata in una delle due strategie ha testato questi nuovi canali nel 2020. Un risultato sorprendente se si pensa che solo fino al 2019 erano entrambi praticamente sconosciuti.
Ma se per l’e-commerce la fiamma dell’entusiasmo iniziale sembra già essersi affievolita, quella delle degustazioni online ha invece continuato ad ardere, coinvolgendo un numero sempre maggiore di professionisti e servizi.
Dallo scouting di importatori e export manager, alla necessaria organizzazione di call da remoto per discutere contrattazione e invio di lotti. Dalla degustazione didattica a quella promozionale, condotta come un vero e proprio incontro tradizionale. Una rivoluzione diffusasi al punto da convincere la stessa UE a introdurre il tasting online tra le voci di spesa del nuovo Ocm e, certamente, dei futuri.
E se la ristorazione, per ovvi motivi, non è ancora riuscita ad entrare ufficialmente nell’ottica di questo format c’è da aspettarsi che lo farà nei prossimi anni. Fiere e modelli di degustazione tradizionali, se non soppiantati del tutto, subiranno certo una lieve flessione, non fosse che per questioni di mera praticità e convenienza economica.
Come condurre una degustazione di vino online
Prepararsi, prepararsi, prepararsi. Se all’inizio la novità poteva anche ammettere qualche piccolo errore di disorganizzazione o improvvisazione, col diffondersi del format il margine si fa sempre più sottile.
Immagina un importatore impegnato quotidianamente in due, tre, dieci degustazioni online, che si imbatte in una di queste completamente improvvisata, eccessivamente lunga o sprovvista di materiali divulgativi. Se possibile, la qualità di un tasting digitale deve necessariamente essere migliore di quello in fiera. E il perché è presto detto: si è davanti a uno schermo. Un vettore dove, tutti sappiamo, la soglia di attenzione si sgretola irrimediabilmente in molto meno tempo rispetto ad un colloquio fisico.
È per questo fondamentale iniziare a lavorare su tempi, nozioni e materiale promozionale da sfruttare durante l’incontro.
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